Sacchetti compostabili o biodegradabili: qual è la differenza?
Spesso utilizziamo i termini sacchetti compostabili o sacchetti biodegradabili come fossero sinonimi, ma la biodegradabilità da sola non è sufficiente a garantire che un sacchetto sia conforma alla legge, col rischio di multe salate.
Ancora infatti sono tantissimi i sacchetti irregolari in circolazione, come mostra questo articolo.
Vediamo quindi di fare maggior chiarezza sull’argomento.
La normativa sui sacchetti compostabili
Il riferimento legislativo in materia è la normativa UNI EN 13432:2002, che chiarisce le caratteristiche che un sacchetto deve avere per essere a norma.
In particolare i sacchetti a norma sono definiti compostabili e devono rispondere a diverse caratteristiche, quali la disintegrabilità, la bassa percentuale di metalli pesanti, l’assenza di effetti negativi sul processo di compostaggio, e soprattutto il sacchetto deve essere biodegradabile nell’arco di 3 mesi.
La semplice biodegradabilità, invece, fa riferimento alla capacità di un sacchetto di essere decomposto da microrganismi, senza dire nulla nè sulla tempistica nè sulle altre caratteristiche del sacchetto.
Come riconoscere i sacchetti compostabili?
Sebbene abbiano caratterisiche fisiche che li rendono identificabili (odore, assenza del tipico rumore di plastica…), i sacchetti compostabili sono identificati da un’esplicita dicitura riguardante la conformità del sacchetto alla EN 13432, o in alternativa una scritta che ne dichiara la compostabilità.
Al contrario, non sono a norma quei sacchetti che dichiarano la semplice biodegradabilità o altre diciture che fanno riferimento all’ambiente, ma che non dichiarano esplicitamente la compostabilità.
Se cerchi sacchetti compostabili a norma puoi rivolgerti a NEC
Se sei alla ricerca di sacchetti compostabili a norma, NEC produce sacchetti seguendo le direttive della normativa UNI EN 13432.
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